
In casa Milan è tempo di bilanci dopo l’ennesima delusione subita dai tifosi contro la Roma e la sconfitta in Coppa Italia.
“Zero Tituli” questo l’incubo peggiore quando ti chiami Milan o Juve. Un disastro annunciato quello in casa rossonera, una caporetto su tutti i fronti.
Un campionato praticamente finito già dopo 3 mesi, la qualificazione ai gironi di Champions League fallita all’ultima giornata contro “l’irresistibile” Feyenoord poi surclassato successivamente dagli acerrimi rivali dell’Inter.
L’unico obbiettivo di consolazione rimasto svanito contro il Bologna in Coppa Italia, al culmine di una prestazione non proprio esaltante. Ma perché si è arrivati a tutto questo?
Le motivazioni sono davvero tante ed andrebbero analizzate lungamente.
Un allenatore inviso al gruppo
Il Milan era alla ricerca di un allenatore che prendesse il posto di Pioli, lasciato andare via troppo frettolosamente dalla dirigenza rossonera. Il Mister dell’ultimo scudetto aveva comunque assicurato un posto in Champions nella scorsa stagione nonostante il rapporto con Ibrahimovic non fosse dei migliori.
Tra i vari nomi papabili sembrava fatta per Antonio Conte, l’uomo del più che probabile prossimo scudetto partenopeo. Tuttavia il colpo di scena lo da il dirigente rossonero annunciando Paulo Fonseca come promesso sposo rossonero.
Anche su queste pagine avevamo espresso la nostra perplessità su un tecnico poco adatto per il calcio italiano. Nel suo periodo a Roma non si ricordano grossi successi e lo stesso fu allontanato dai dirigenti giallorossi al termine di un cammino travagliato.
Il rapporto tra il portoghese ed i senatori del Milan quanto mai teso per non dire gelido. Negli occhi delle persone impressa nella partita contro la Lazio Rafa Leao e Theo Hernandez dall’altro lato del campo durante il cooling break, proprio mentre il tecnico parlava con il gruppo.
Un gesto che ben spiega quanto il clima fosse ai minimi termini.
Il sergente di ferro
Al culmine di risultati pessimi l’ex Roma ed OM viene esonerato dal plenipotenziario Ibrahimovic a sua detta il “Boss” del Milan.
Per dare ordine ad un ambiente “anarchico” viene chiamato Sergio Conceiçao anche lui portoghese, noto per il suo carattere fumantino. Un sergente di ferro viene soprannominato per normalizzare e mettere in quadro uno spogliatoio fatto di gruppi.
I rossoneri a gennaio spendono decine di milioni di Euro per mettere a disposizione dell’ex Porto una rosa competitiva. Tra i nuovi arrivi anche la punta messicana Santiago Gimenez dal Feyenoord e Joao Felix vero e proprio oggetto misterioso del calcio portoghese.
Soprattutto quest’ultimo schierato con continuità da Conceiçao ma autore di prestazioni opache e sottotono. Il Milan nel frattempo è un vero e proprio colabrodo in difesa ed i risultati falliscono uno dopo l’altro.
Il tecnico portoghese capisce che il clima in casa rossonera è di anarchia assoluta e fallisce anche l’ultimo appuntamento stagionale in coppa Italia oltre che la qualificazione alle prossime coppe Europee.
AAA Cercasi Dirigenti
Come si dice in questi casi, “il pesce puzza sempre dalla testa”. Proprio così il grosso problema in casa Milan è la mancanza di una dirigenza adeguata al blasone del club.
Durante un collegamento su Sky, lo svedese battibecca con Boban sul suo ruolo in casa rossonera. La boria dell’ex numero 9 è da Champions League.
A mancare proprio una dirigenza competente e che sappia prendere decisioni drastiche e programmare un futuro. Campagna acquisti fatta più con l’album Panini che sulle reali esigenze tattiche, a riprova di ciò la totale mancanza di equilibrio in campo e da qui la difesa diventata una groviera.
L’esonero di Fonseca poi il chiaro segnale dell’assoluta incompetenza e mancanza di esperienza con il tecnico già virtualmente esonerato lasciato andare da solo in conferenza stampa.
Ecco il problema principale del Milan, la mancanza di una Presidenza forte ed esperta di un settore e mondo completamente diverso rispetto alle normali aziende.
Serve una rivoluzione in casa rossonera vera e coraggiosa, partendo proprio dall’AD Paolo Scaroni manager di lungo corso nell’alta finanza ma senza esperienza nel mondo pallonaro.
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